I contratti a termine relativi allo yuan hanno registrato un rialzo per il settimo giorno consecutivo, la serie più lunga in questo senso dal settembre del 2010 (vedi anche La Cina ritiene lo yuan in equilibrio). In pratica, è stato l’ottimismo a farla da padrona, visto che si ritiene che la Cina avvierà nei prossimi mesi una serie di riforme valutarie molto importanti. Le politiche collegate all’internazionalizzazione della divisa dell’ex Impero Celeste nel distretto Qianhai di Shenzhen, un test strategico per un utilizzo più libero di questa moneta, dovrebbe beneficiare di maggiori dettagli e sviluppi entro la fine del prossimo mese di giugno, come riportato dai media locali.
Lo yuan è stato scambiato quasi ai suoi massimi degli ultimi diciannove anni rispetto al dollaro, dopo che il governatore della banca centrale, Zhou Xiaochuan, ha annunciato come la seconda economia mondiale sia in allerta per quel che concerne l’inflazione e le riforme sulla convertibilità della valuta. C’è la netta convinzione che qualsiasi liberalizzazione e apertura in conto capitale in questo senso possa fornire un sostegno di non poco conto. Entrando maggiormente nel dettaglio delle contrattazioni, c’è da dire che i forward a dodici mesi sono aumentati di 0,09 punti percentuali, fino a 6,3021 yuan per ogni singolo dollaro, un livello che è stato registrato dalla Borsa di Hong Kong.
Il prezzo in questione risulta essere scontato rispetto a quelli messi in luce dal China Foreign Exchange Trade System di Shanghai. La banca centrale cinese ha aumentato il fixing di 0,03 punti percentuali, fino a 6,2726 yuan per dollaro. Lo scorso 14 gennaio, invece, la divisa asiatica aveva toccato quota 6,2124, il picco più alto in assoluto da quando il governo di Pechino ha unificato i tassi di cambio ufficiale e quello di mercato alla fine del 1993. Il cambio in questione viene considerato quasi in perfetto equilibrio, una quotazione che dovrà comunque essere mantenuta per diverso tempo.