Non potrebbe esserci momento migliore per l’ascesa di Axel Weber alla presidenza della Bce. Il governatore della Bundesbank, la banca centrale tedesca, è un noto “falco” della politica monetaria. Cioè un banchiere attento – da buon tedesco – a contenere le spinte inflazionistiche. L’indice che misura l’inflazione tra i 17 paesi della moneta unica ha superato la soglia d’allerta (2 per cento) fissata dalla Bce, che ieri ha appunto spostato l’attenzione dei mercati sul rialzo dei prezzi. Weber, che oggi paventa il rischio di un ulteriore aumento, è uno dei possibili successori alla poltrona più prestigiosa dell’Eurotower, quando tra nove mesi Trichet terminerà il suo mandato. Altro candidato è il governatore della Banca d’Italia, e presidente del Financial Stability Board, Mario Draghi. Nei mesi scorsi avevamo criticato Weber a causa della non curanza, o comunque apparente indifferenza, verso i problemi di crescita e sviluppo dell’Europa, in contrasto con la visione di Trichet. Il terreno però è fertile per una sua ascesa perché, visti gli ultimi sviluppi economici, non c’è bisogno di continuità. Visto che la situazione sta degenerando a livello globale, con un rialzo generalizzato dei prezzi – anche dove la crescita è bassa -, pensare che Weber possa essere considerato un buon timoniere (rigido) potrebbe rivelarsi una visione non lontana dalla realtà. I giochi, ovviamente, sono aperti. Di fronte al cancelliere tedesco Angela Merkel, per la prima volta da quando sono partite le speculazioni sulla successione alla Bce, il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, ha espresso pubblico sostegno a Draghi. Il governo italiano in carica però non l’ha mai sostenuto con forza. Anche una raccolta parlamentare di firme, lanciata l’anno scorso, sembra essere naufragata nel limbo, dopo un iniziale ma effimero entusiasmo.
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