Wall Street Journal attacca la Federal reserve: “Preparatevi per inflazione e aumento degli interessi”. Mai niente di simile in Usa

Dalle colonne del Wall Street Journal si leva una forte critica all’operato della Federal reserve. Oltre al quadro fiscale statunitense, non certo rassicurante (deficit previsto al 13% del Pil), si aggiunge una politica monetaria “guidata dal panico” della crisi che si traduce in un’inversione di tendenza repentina e mai registrata prima: “la Fed ha segnato un cambio di rotta a 180 gradi da modalità anti-inflazione a anti-deflazione”. Un processo iniziato già alla fine del 2006. “Possiamo aspettarci – scrive Arthur B. Laffer – un rapido incremento di prezzi e una ben più alta crescita dei tassi d’interesse nel corso dei prossimi 4 o 5 anni, in concomitanza di un impatto deleterio su output e disoccupazione non diverso dalla fine degli anni ’70”.
L’economia gonfia di denaro, iniettato dalla politica super-espansiva della squadra di Bernanke, ha portato le banche dalla desertificazione (2007-settembre 2008) a uno stato di eccessiva liquidità. Ma il momento è quello sbagliato, e il ritardo – secondo il Wsj – si pagherà durante gli anni a venire. Oggi le banche sono in grado di fornire prestiti (era anche questo lo scopo degli stress-test: capire quali banche rischiano il default e aumentare la fiducia nel sistema) ma d’altra parte la disoccupazione continua a crescere, e con lei anche la domanda di moneta, di conseguenza è inevitabile l’aumento dei tassi d’interesse che a sua volta ridurrà la domanda di moneta, e così via. Insomma è un meccanismo già avviato che anche l’autorevole quotidiano newyorkese si augura che la Fed sia in grado di arrestare. “E’ difficile stimare la potenza di conseguenze su inflazione e tassi, conseguenza della azioni della Fed perché – spiega Laffer –, francamente, non abbiamo mai visto niente di simile negli Stati Uniti”.