Usa, disoccupazione sopra il 10% a fine anno. Ritorna la “moneta locale” per sostituire Dollaro

Richard Fisher, presidente della Federal reserve di Dallas, ha lanciato l’allarme per il 2009: tasso di disoccupazione sopra il 10% entro fine anno. Dato in controtendenza rispetto al Pil che segna un calo previsto “molto simile” al 2008: -6,3%. E se al G20 l’argomento “smantellamento del dollaro per gli scambi internazionali” è stato completamente dimenticato (o volutamente taciuto), gli americani pensano a sostituire i verdoni in modalità fai-da-te. Dall’america profonda fino ai grandi laghi “rispuntano i mini-assegni”, come ai tempi della Grande depressione. Il gioco è semplice, e a grandi linee rispecchia ciò che le banche centrali fanno con gli stati: si vende carta moneta (gli istituti la prestano) con un valore comunemente riconosciuto e accettato, senza che esista una contropartita reale in oro e senza praticare il signoraggio bancario (gli istituti lo fanno). Nello stato di New York li chiamano “Hours”, in Massachusetts sono i “Berkshares”. Alla vista sono semplici pezzi di carta colorata ma hanno un valore corrente che va da un quarto a dieci dollari. La moneta viene stampata in loco e rivenduta a 95 centesimi di dollari reali (costo di produzione), e gli “hours”, o come li chiamavano durante la depressione i “scrip”, sono così facilmente accettati nella maggior parte – se non nella totalità – degli esercizi cittadini, dove gli acquirenti ottengono anche uno sconto del 5%. Il tutto costituisce un forte incentivo a “consumare locale”, incrementando la quota di moneta spesa all’interno, anziché all’esterno, della città; un bel respiro per la micro-economia del posto. E anche lo stato non ha di che lamentarsi: il reddito degli imprenditori che guadagnano in moneta locale è tassabile come ogni altro.