Uk, la politica della sterlina

“Il deprezzamento della sterlina è stato d’aiuto, ha aiutato le persone”.
Così ha dichiarato il cancelliere dello scacchiere Alistair Darling che ha aggiunto che adesso è il momento giusto “perché gli esportatori mettano il piede fuori dalla porta”, uno sviluppo in parte frenato dalla debolezza delle zona euro, poco disponibile all’acquisto.
La Gran Bretagna chiude comunque il 2009 con l’ultimo trimestre in positivo. Dato che segna l’uscita dalla recessione. Il rialzo del Pil è contenuto, pari allo 0,4 per cento, ma vicino a quello francese (0,6%), unico paese con “segno più” tra i grandi della zona euro.
Nel complesso, il dato annuale rimane negativo ma migliore delle previsioni: – 3,1% contro il 3,3% atteso. La ripresa, dicono dall’ufficio nazionale di statistica, è dovuta a tre fattori combinati: crescita nei settori di servizi, costruzioni e agricoltura. I problemi, però, non sono superati.
Per l’anno prossimo il Tesoro stima una crescita moderata e il debito pubblico tra quattro anni toccherà il 74 per cento del Pil.
Sembra comunque che la cura del primo ministro Gordon Brown stia dando buoni frutti (anche grazie alla svalutazione competitiva della sterlina). Manca poco più di un mese alla tornata elettorale e né il laburista Brown né lo sfidante conservatore David Cameron sembrano però tenere conto di una grossa fetta di elettorato: la classe media, fatta di professionisti lontani dalla finanza della city e dai borghi periferici più svantaggiati. Il loro voto è fondamentale: sono l’ago della bilancia, gli “Swing voters” e possono fare la differenza, visto che un possibile risultato è un hung parliament, un parlamento bloccato, cioè senza una maggioranza forte.