Quali strumenti sono soliti sfruttare i cultori del trading online? I titoli azionari mantengono ancora un buon vantaggio da questo punto di vista, ma ormai i portafogli dei trader sono sempre caratterizzati dall’ampia presenza dei pericolosi strumenti derivati, come messo in luce dall’ultima analisi di Borsa Italiana ed Eurisko. Che cosa sta succedendo di preciso? In pratica, gli ultimi dodici mesi hanno fatto registrare una risposta sempre più preponderante (il 45% delle interviste totali per la precisione): secondo questa porzione della platea coinvolta, infatti, la negoziazione dei contratti futures e delle opzioni è divenuta una priorità, mentre appena sette anni la quota in questione ammontava ad appena il 26%.
C’è comunque da precisare che i nostri titoli di Stato non sono ancora passati di moda, mentre gli Exchange Traded Fund (meglio noti con l’acronimo Etf) hanno messo a segno un aumento pari a venti punti percentuali e sono stati scelti dal 38% dei trader. L’84% degli intervistati, dunque la stragrande maggioranza, ha segnalato la propria preferenza per il comparto azionario, tanto è vero che il solo 2011 si è caratterizzato per ben 20,5 milioni di scambi in totale. Gli eseguiti sono aumentati anch’essi, ma c’è da precisare che l’ultimo valore registrato risulta essere inferiore rispetto a quello relativo al 2009.
I prodotti derivati e i loro 34,6 milioni di ordini, invece, hanno consentito all’industria del trading online del nostro paese di fare un bel balzo in avanti. Perché si punta su tali strumenti? Gli operatori sono allettati soprattutto dai guadagni molto alti che si possono realizzare anche con un investimento piuttosto limitato. L’effetto leva, comunque, può anche esporre a delle perdite di non poco conto. È ancora troppo bassa, poi, la quota di coloro che sfruttano i derivati per la loro funzione di copertura (circa il 19% per la precisione). Il rapporto, infine, parla chiaramente di 650mila conti attivi da questo punto di vista.