La Thailandia sta per entrare a far parte di quel gruppo di paesi che stanno esprimendo allarme per il rapido apprezzamento della propria valuta ufficiale: sono gli interventi della Federal Reserve e di Bank of Japan, gli istituti di credito centrale di Giappone e Stati Uniti, che stanno determinando una forte crescita della domanda relativa agli assets dai maggiori rendimenti. In effetti, il baht, la moneta thailandese, ha appena raggiunto il suo livello più alto degli ultimi diciassette mesi, con il ministro delle Finanze, Kittiratt Na-Ranong, che ha fatto sapere come il tasso di cambio non stia viaggiando nella direzione giusta, danneggiando in particolare le esportazioni del paese.
Qualche mese fa, si è fatto riferimento ugualmente a questa nazione asiatica, visto che in quel periodo la Thailandia credeva in un nuovo sistema monetario internazionale. Altre divise che si stanno caratterizzando per i loro apprezzamenti eccessivi sono lo zloty polacco, il peso colombiano e il leu rumeno, ai massimi da quasi un anno a questa parte. C’è da ricordare che la Fed ha provveduto ad aumentare i propri acquisti di assets finanziari lo scorso 1° gennaio, ampliando in maniera decisiva l’offerta di moneta verde.
A questo punto, l’allarme lanciato dalla banca centrale russa in merito alle cosiddette “guerre valutarie” non sembra così campato per aria. Tra l’altro, l’indice Asia Dollar, il quale monitora le dieci principali valute del continente (fatta eccezione per lo yen giapponese), ha fatto registrare un rialzo dello 0,5% quest’anno, ma non è stato da meno neanche il Bloomberg-JPMorgan Latin America Dollar Index, con il suo +0,8%. Il governatore di Bank of Thailand, Prasarn Trairatvorakul, ha annunciato proprio la scorsa settimana come i flussi di capitale siano stati guidati e influenzati dai guadagni del baht, aggiungendo inoltre che l’impegno e l’attenzione sono massimi per quel che riguarda il controllo della situazione e le altre misure che è necessario intraprendere.