Già ribattezzata “guerra valutaria“, la vicenda legata alle “manipolazioni” dei tassi di cambio, finalizzata principalmente a deprezzare alcune valute, sta vedendo il rapido coinvolgimento di governi e istituzioni non governative. Recente giunge la dichiarazione dei Paesi G7, che hanno pubblicato una nota nella quale è stato “confermato l’impegno di lungo termine perché i tassi di cambio siano determinati dal mercato”.
Anche se nessuno lo ha indicato con forza, i sospetti e le critiche sono rivolte fondamentalmente al Giappone, additato come principale responsabile di una guerra valutaria cominciata proprio per rispondere al deprezzamento dello yen (vedi anche Cambio AUD-JPY: ancora un calo per la valuta oceaniana).
“Noi, i ministri e i governatori del G7, riaffermiamo il nostro impegno di lungo termine perché i tassi di cambio vengano determinati dai mercati e per una consultazione stretta su azioni che riguardino i mercati valutari” – si legge nella nota dei ministri delle Finanze e dei governatori centrali di Canada, Francia, Germania, Usa, Italia, Giappone e Regno Unito.
Ad ogni modo, la nota corregge parzialmente il tiro quando ricorda che “le nostre politiche fiscali e monetarie sono state e resteranno orientate verso il raggiungimento dei rispettivi obiettivi interni attraverso strumenti interni, e che non agiremo sui tassi di cambio“.
“Concordiamo” – conclude il G7 – “che un eccessiva volatilità e movimenti disordinati nei tassi di cambio possono avere implicazioni negative per la stabilità economica e finanziaria”. Pronto il riscontro da parte del commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn, che si è detto favorevole alla posizione del G7, ricordando come quanto affermato dai Paesi sia “quello che abbiamo sempre detto coerentemente” (vedi anche Il ringgit in recupero sul dollaro grazie al fiscal cliff).
Preoccupazioni valutarie definite invece “infondate” da parte di Sara Yates, global currency strategist di JP Morgan Private Bank, che ricorda come “la politica del Giappone è volta a stimolare l’inflazione e la crescita – obiettivi sensati dato il lungo periodo di crescita limitata e deflazione”.