Il Comitato europeo delle autorità di vigilanza (Cebs) difende a spada tratta gli stress-test. Dopo il putiferio scatenato dal Wall Street Journal che ha messo alla berlina le banche, come Barclays (il terzo istituto inglese), per non aver pubblicato tutta la verità sull’esposizione verso i paesi a rischio, non c’è nessuna retromarcia. Le simulazioni sono state “senza precedenti”, ribadisce il Cebs in un comunicato. La verità è che forse sarebbe stato meglio evitare di dare i test in pasto all’opinione pubblica, visto che sono stati pubblicati in maniera frammentaria e poco chiara. Nonostante il comitato dica che “le comunicazioni individuali hanno rappresentato una componente essenziale e un grande progresso in termini di trasparenza. Questa trasparenza ha efficientemente completato la struttura utilizzata per valutare gli shock”. La realtà è che in questo modo si sono prodotte due conseguenze nocive per i cittadini e gli istituti stessi. Diffondere informazioni private delle banche, da un lato crea allarmismo tra la popolazione che fatica a capire il senso dell’operazione e soprattutto a comprendere la pubblicazione di risultati parziali e non una fotografia approfondita delle banche (cosa che ovviamente gli istituti si guardano bene dal fare). In secondo luogo, si solleva da ogni responsabilità il regolatore preposto alla vigilanza e cioè le banche centrali europee e la Bce. La conseguenza è che i titoli bancari hanno perso terreno in borsa e la gente non ha guadagnato nulla in più di quel che aveva.