Notte fonda per la sterlina, che prosegue il suo rally ribassista registrando la sesta seduta in perdita delle ultime otto. La valuta britannica ha accusato il colpo inferto dal dato negativo del pil del primo trimestre dell’anno, che ha visto il dato tendenziale rivisto al ribasso a +0,3% da +0,6%. Confermata, invece, la crescita su base trimestrale a +0,3%. L’economia britannica si avvia a uscire dalla fase di recessione, ma resta ancora debole ed esposta a rischi ribassisti.
Sul forex il tasso di cambio sterlina-dollaro è crollato a 1,52, sui livelli più bassi da oltre tre settimane. Dai top di periodo dello scorso 17 giugno posti a 1,5750, il cable ha perso il 3,6% del suo valore. Ora è atteso un movimento tecnico di correzione, ma il trend ribassista sembra ora molto solido. La proiezione di breve termine è posta a 1,50, ovvero il maxi-supporto giornaliero che tra fine marzo e fine maggio scorso ha sempre impedito ai prezzi di scendere ulteriormente.
► EURO SOTTO 1,30 DOLLARI NONOSTANTE PIL USA SOTTO LE ATTESE
E’ chiaro che se dovesse avvenire il breakout ribassista di 1,50, il cross sterlina-dollaro crollerebbe fino a spingersi sui minimi dell’anno posti a 1,4830 e toccati lo scorso 12 marzo. Il pound ha perso terreno anche nei confronti della moneta unica. Il tasso di cambio euro-sterlina è salito sui massimi dell’ultima settimana a 0,8560. I prezzi sono in congestione da circa tre mesi tra 0,86 e 0,84. Il breakout di uno dei due estremi del trading range dovrebbe innescare un movimento direzionale. Anche il cambio sterlina-yen è in congestione.
Il cross Gbp-Jpy si sta muovendo da qualche giorno tra 151,90 e 149,20. Intanto il Monetary Policy Committee (MPC) della Bank of England resta diviso sulla possibilità di aumentare il piano di stimoli monetari dall’ammontare attuale di 375 miliardi di pound all’anno. Tre membri su sei, tra cui il governatore Mervyn King, sarebbero favorevoli a un incremento del piano di QE fino a 400 miliardi di pound. Per quanto riguarda l’inflazione, le attese sono per un livello intorno al 3% e comunque per tutto l’anno l’indice dei prezzi al consumo è stimato sopra il target del 2% della BoE.