Standard&Poor’s: bocciatura a sorpresa per l’ Italia, presa in contropiede. L’agenzia declassa il rating a livello A da A + preoccupata per un indebolimento delle prospettive di crescita economica del Paese e a causa della “fragile coalizione” di governo. La decisione di declassare di un “notch” (ovvero un gradino) il debito italiano, muove dunque da valutazioni sui rischi politici e sul livello del debito, che l’agenzia ritiene “continuerà a crescere ad un livello più elevato rispetto a quello precedentemente previsto”. “Ci aspettiamo che la fragile coalizione di governo e le differenze politiche all’interno del Parlamento continueranno a limitare la capacità del governo di rispondere in maniera decisa alle sfide macroeconomiche interne ed esterne”.
L’agenzia di rating ha ridotto le sue prospettive “sulla crescita reale del PIL allo 0,7% medio annuo tra il 2011 e il 2014 rispetto a quelle precedenti dell’1,3%”, riflettendo l’opinione che la debolezza dell’attività economica italiana, il contesto macroeconomico di incertezza, unitamente alle difficoltà di natura strutturale , potrebbero compromettere il raggiungimento dei nuovi obiettivi fiscali posti dal governo. “A nostro parere, una performance più debole in termini di crescita economica limiterà probabilmente l’efficacia del programma di consolidamento fiscale basato sulle entrate”, ha dichiarato S&P.
Per il Governo “le valutazioni di Standard & Poor’s sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani che dalla realtà delle cose e appaiono viziate da considerazioni politiche. “L’Italia – prosegua la nota di Palazzo Chigi – ha varato interventi che puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e il Governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo”.
“I rating sovrani di Standard & Poor’s sono valutazioni apolitiche e prospettiche del rischio di credito fornite agli investitori” – replica l’agenzia internazionale – . “La valutazione di S&P è basata su un’analisi dettagliata e indipendente delle prospettive economiche e fiscali dell’Italia e sulle ipotesi relative all’andamento prospettico atteso del debito, come illustrato ampiamente nei due reports pubblicati. I rating indicano come diverse iniziative politiche possono impattare l’affidabilità finanziaria e non intendono dare alcun suggerimento sulle politiche che un governo dovrebbe o non dovrebbe perseguire”.