Lo yuan ha raggiunto il suo valore più alto da ben diciannove anni a questa parte, grazie, in particolare, alla speculazione che sta riguardando la Cina: nel dettaglio, si è convinti che la seconda economia internazionale stia facendo tutti gli sforzi possibili per interrompere il rallentamento registrato negli ultimi trimestri. Di conseguenza, la valuta asiatica ha messo a segno il suo maggior guadagno negli ultimi sei mesi, a dimostrazione che il deprezzamento che ostacola lo yuan è ormai soltanto un ricordo. Tra l’altro, la banca centrale dell’ex Impero Celeste ha appena rafforzato il suo tasso di interesse di riferimento, immettendo un ammontare record di fondi nel sistema finanziario.
Intanto, anche lo Shanghai Composite Index si è caratterizzato per un rialzo di ben 4,1 punti percentuali nel corso degli ultimi due giorni. Volendo essere ancora più precisi, lo yuan è stato capace di guadagnare 0,28 punti percentuali nei confronti del dollaro, chiudendo quest’ultima settimana a quota 6,2849 a Shanghai: il rafforzamento dell’ultimo trimestre (quello che finirà proprio domani e che è cominciato lo scorso 1° luglio) è quantificabile in 1,1 punti percentuali, con livelli che non venivano registrati dalla fine del 1993, vale a dire da quando il governo di Pechino ha provveduto a unire i tassi di cambio ufficiali e di mercato.
La divisa, tra l’altro, ha fatto parlare molto di sé nel mese che ormai si accinge alla sua conclusione, come quando si è molto discusso dell’accordo tra Cina e Taiwan sullo yuan. Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti del prossimo mese di novembre saranno altrettanto importanti per queste performance valutarie: l’attuale inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, è alla ricerca del suo secondo mandato e sono note le sue discussioni con Pechino in merito alla gestione della moneta e le conseguenti critiche nei confronti delle decisioni politiche, ragione per cui una sua riconferma potrebbe avere ripercussioni future sullo yuan.