Banche sull’orlo del collasso, regioni fortemente indebitate, crescita ferma, disoccupazione record, manifestazioni e tensione sociale: il governo spagnolo non ha più margine di manovra, nonostante il piano di aiuti europeo e un programma di austerità che ha certamente convinto l’Europa a concedere al paese un pacchetto di salvataggio senza precedenti per le sue banche … ma non i mercati, che assistono al costante deterioramento del paese, ad un passo dal default.Ma le banche non rappresentano l’unico problema. Un’altra pessima notizia è giunta da Valencia, a est del paese, una di quelle regioni autonome ormai divenute l’altro anello debole dell’economia spagnola. Valencia, simbolo degli eccessi della bolla immobiliare che ha guidato la crescita del Paese fino al 2008, ha chiesto l’intervento dello Stato, in quanto soffre di una mancanza di liquidità. “La regione di Valencia, come altre regioni, sta subendo gli effetti delle restrizioni di liquidità sui mercati a causa della crisi economica“, ha ammesso il governo regionale, che ha lanciato un appello. E’ necessario un sostegno pubblico attraverso il fondo di aiuto alle regioni, creato da Madrid la scorsa settimana, per far fronte ai prestiti in scadenza.
La rihiesta avanzata al Fondo de liquidez autonomico, il fondo speciale istitutito dal Governo di Mariano Rajoy per sostenere le finanze delle diciassette regione autonome di Spagna, si traduce di fatto in una dichiarazione di bancarotta, un default di Valencia.
Nemmeno le nuove previsioni economiche sembrano fatte per rassicurare. Anche se la recessione dovrebbe essere leggermente inferiore alle attese nel 2012 con un calo del PIL dell’ 1,5% rispetto all’1,7% previsto, l’economia spagnola dovrebbe rimanere in rosso nel 2013, con un crollo dello 0, 5%, mentre il governo prevedeva una crescita dello 0,2%. Questo è quanto ha annunciato il ministro del bilancio, Cristobal Montoro. La Spagna dovrebbe quindi tornare a crescere solo nel 2014, con un’economia in progressione dell’1,2%.
Sul fronte del mercato del lavoro, le prospettive non sono incoraggianti: la disoccupazione dovrebbe raggiungere il 24,6% quest’anno, dunque peggiore del 24,3% previsto. Sarà necessario aspettare fino al 2013 per vedere una flessione, sebbene minima, del dato che forse, più di tutti, preoccupa il popolo spagnolo. La percentuale di disoccupazione è particolarmente alta tra i giovani: circa il 52% è senza lavoro.
In questo contesto, il governo di destra ha intrapreso un difficile cammino per ridurre il suo deficit pubblico, e ha ottenuto da Bruxelles uno “sconto” sul suo obiettivo: il paese dovrà ridurre il deficit al 6,3% del PIL quest’anno, al 4,5% nel 2013 e abbassarlo al 2,8% nel 2014. Un compito arduo per Madrid, che a tal fine ha dovuto adottare un piano per risparmiare 65 miliardi di euro fino al 2014, a colpi di tagli di bilancio e altre misure che hanno scatenato un’ondata di proteste senza precedenti dall’inizio della crisi, nel 2008.
Nel frattempo i rendimenti dei titoli spagnoli a dieci anni hanno raggiunto un nuovo record, spingendosi oltre la soglia d’allarme del 7% (la stessa cui paesi come Irlanda, Grecia e Portogallo hanno dovuto chiedere un piano di slvataggio), toccando quota 7,3%. Le tensioni sul mercato obbligazionario spagnolo stanno colpendo anche i titoli del debito italiano. Lo spread Btp-Bund è volato sopra i 500 punti base e, come ammette lo stesso premier Mario Monti, per l’Italia vi è il rischio di un contagio.