Lo scellino del Kenya si è ripreso e non poco dal suo maggior calo degli ultimi sette mesi (vedi anche Le opportunità valutarie dell’Africa sub-sahariana): dopo che le autorità elettorali del paese sono dovute passare al conteggio manuale dei voti, rimpiazzando il sistema elettronico (rotto e lento), la divisa africana ha potuto beneficiare di un po’ di ossigeno. In effetti, è stato registrato un rialzo pari a oltre 0,8 punti percentuali, riuscendo a raggiungere quota 86,35 rispetto al dollaro americano presso la Borsa di Nairobi.
La giornata di ieri, al contrario, era stata caratterizzata da una performance completamente diversa, con una perdita del 3% e una quotazione di 88,05, il rallentamento più consistente dallo scorso 13 agosto. Il sentimento del mercato è diventato molto più positivo rispetto alle ultime ore. Le elezioni di questa settimana rappresentano la prima occasione di questo tipo dopo il controverso e violento voto di cinque anni fa, quando furono uccise più di 1.100 persone, con ben 350mila cittadini rimasti senza casa. Bisogna ricordare che il Kenya rappresenta il maggior esportatore al mondo di thè nero, tanto da fornire circa un terzo delle piante che sono vendute in tutta l’Unione Europea.
In aggiunta, si tratta anche di un hub regionale molto importante per compagnie come General Electric, Pfizer e Huawei Technology. I risultati elettorali sono stati alquanto incerti in termini di cifre, dato che Uhuru Kenyatta ha ottenuto 2,66 milioni di voti, mentre il suo sfidante, Raila Odinga, si è fermato a quota due milioni. Nel frattempo, i titoli azionari quotati al Nairobi Stock Exchanghe sono avanzati per il settimo giorno consecutivo, estendendo il rally dell’indice All Share (+15% in questo 2013), la migliore performance in assoluto di tutta l’Africa sub-sahariana dopo la Nigeria e il Ghana in termini di dollari. C’è grande fiducia che la tornata elettorale termini in maniera pacifica e giusta, un elemento che non potrà che influenzare positivamente lo scellino.
