Lo scandalo del Forex, il mercato delle valute, torna prepotentemente nella cronaca londinese. Per coloro i quali si fossero persi gli episodi arretrati, l’inchiesta di cui si sta parlando ancora una volta in questi giorni è partita durante lo scorso anno.
Un’inchiesta molto ampia, a tappeto, capace di accertare la manipolazione di un mercato che vede ogni giorno nel mondo uno scambio di valute per oltre cinque miliardi di dollari. Stando all’accusa i trader delle banche interessate si scambiavano informazioni attraverso messaggi istantanei e poi, sulla base degli ordini che ricevevano, operavano sul mercato mettendosi d’accordo sui tassi di riferimento usati dai grandi fondi pensione o fondi di investimento per saldare i propri scambi in valuta estera.
Ubs, Hsbc, Royal Bank of Scotland, Citigroup e Jp Morgan Chase hanno patteggiato con il governo americano: nella fattispecie l’accordo stabilisce che le banche paghino una multa di 10 miliardi di dollari. In Inghilterra, invece, non solo non si è riusciti a staccare delle multe, ma non si è stati in grado neanche di individuare i colpevoli. Lo stesso National Fraud autority, l’agenzia inglese che si occupa di vigilare sul mercato, ha delegato alle autorità americane l’inchiesta. Un passaggio di mano da tenere altamente in considerazione per il prosieguo delle indagini.
Questo caso fa capire come mentre le grandi istituzioni finanziarie hanno paura delle autorità investigative americane, non hanno altrettanto timore delle autorità europee. Così gli esperti fanno un’importante riflessione: forse i dipartimenti di giustizia europei, e anche italiani, dovrebbero quindi seguire l’esempio americano che consta di maxi sanzioni e responsabilità individuali.