La decisione è drastica, ma si basa su motivi ben precisi: fra due anni esatti in Russia saranno vietati gli acquisti in denaro contante per tutte quelle somme che sono pari o superano quota 300mila rubli. L’obiettivo è quello di incrementare la liquidità degli istituti di credito, anche se si temono delle ripercussioni per quel che riguarda la classe media (vedi anche Il rublo vanifica i guadagni conseguiti ieri). Ma gli intenti del governo di Mosca non sono certo finiti qui. In effetti, si punta anche far emergere i redditi sommersi della popolazione e ad aumentare i volumi di scambio.
Le prossime settimane saranno quindi caratterizzate dal primo esame in Parlamento di questo progetto di legge, il quale è stato elaborato direttamente dal Ministero delle Finanze. I momenti cruciali di tale novità saranno sostanzialmente due. In pratica, il prossimo anno diventerà una realtà concreta il divieto di pagare in contanti le somme di denaro che oltrepassano il limite dei 600mila rubli, poi nel 2015 si scenderà ai già citati 300mila. In aggiunta, il pagamento degli stipendi dei dipendenti dovrà avvenire servendosi di mezzi differenti rispetto al consueto cash, tranne che nel caso delle imprese più piccole.
Le carte di credito hanno debuttato in Russia nel 1969, ma l’accettazione non è stata subito immediata e diffusa. Il ceto medio non ha mai puntato a tale sistema di pagamento, il quale è dunque rimasto una prerogativa dei cittadini più facoltosi. Attualmente, l’85% delle operazioni che sono effettuate presso gli sportelli bancomat è rappresentato dal prelievo di denaro contante dopo che è stato accreditato lo stipendio. Altro dato emblematico è quello fornito dalla banca centrale russa (Bank Rossii), secondo cui ben il 90% degli scambi commerciali della vasta federazione sono realizzati attraverso il contante. Ora si sono imposte queste limitazioni, ma riusciranno davvero a stroncare l’economia sommersa? L’ottimismo per il momento è molto alto.