La banca centrale di Russia ha alzato i tassi di rifinanziamento per cercare di combattere l’inflazione. La mossa ha sorpreso i mercati e gli investitori. Dal 3 maggio il tasso passerà dall’8 per cento all’8,25 per cento perché le aspettative di inflazione sono ancora da tenere sotto controllo. Proprio ieri Mosca ha deciso di interrompere momentaneamente l’export di petrolio per via della carenza di benzina interna ordinando in contemporanea anche l’aumento dei dazi sull’export del carburante (effettivo dal primo maggio). Lunedì il premier Vladimir Putin ha dichiarato guerra all’inflazione (9,6 per cento in aprile, a luglio al 5,5 per cento). Proprio il rialzo del prezzo del greggio ha favorito l’apprezzamento del rublo arrivato ai valori massimi da due anni e mezzo. Questa tendenza costituisce un fattore di incertezza e instabilità per l’economia russa. Una valuta più debole – come vorrebbero gli industriali e gli oligarchi di Mosca – favorirebbe infatti le esportazioni della Federazione.