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Romney teme la manipolazione valutaria della Cina

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 Crescono le scommesse sui rialzi dello yuan e questa situazione non piace a molti: in particolare, il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, Mitt Romney, ha affermato come, in caso di vittoria alle prossime elezioni, il suo primo giorno verrà sfruttato anche per dichiarare formalmente che la Cina rappresenta una nazione che manipola la moneta. Sono circa diciotto anni che da Washington non viene pronunciata una cosa simile, dunque nell’ipotesi si dovesse concretizzare tutto questo, allora il governo imporrà tariffe penalizzanti e dazi sui beni cinesi che entreranno in territorio americano. D’altronde, ci si sta accorgendo di una situazione molto particolare nell’ex Impero Celeste, con lo yuan che è salito ai massimi degli ultimi diciannove anni.

La manipolazione valutaria può sembrare un espediente politico dello stesso Romney, ma cerchiamo di capire su cosa si fonda essenzialmente. Anzitutto, è vero che la divisa asiatica è ben lontana dalle libere fluttuazioni sul mercato: nonostante la banca centrale abbia allentato la propria presa negli ultimi anni sulla politica monetaria, viene fissato ogni giorno un limite entro cui può muoversi la stessa. Dunque, questi artifizi esistono realmente, ma parlare di manipolazione forse non è giusto, visto che la Cina non rappresenta l’esempio eclatante illustrato da Romney; in particolare, da Pechino si difendono affermando che questa identificazione spetterebbe di più ad altri paesi, in primis Israele e la Svizzera.

D’altronde, il renminbi è sensibilmente migliorato rispetto agli anni passati, grazie ad alcune riforme piuttosto mirate: dal 2005 a oggi il paese ha consentito alla sua divisa di crescere di trentatré punti percentuali rispetto al dollaro americano, ma il surplus è sceso da quattro anni a questa parte, segno che qualche cambiamento è pur sempre avvenuto. Tra l’altro, il primo semestre di quest’anno si è caratterizzato perfino per un breve e leggero rallentamento, a causa dei migliori sentimenti nutriti nei riguardi della moneta verde e del dollaro canadese.