La valuta dell’Iran, il rial, è crollato ai minimi di tutti i tempi nel corso della giornata di ieri: il calo registrato ieri è stato addirittura superiore al 21%, un confronto davvero allarmante rispetto al dollaro americano. In pratica, la divisa asiatica è stata scambiata a una quota compresa tra 39mila e 40mila rial per dollaro, mentre appena due settimane fa questo stesso livello era pari a 33mila rial, come sottolineato da diversi analisti monetari. A gennaio, al contrario, si era già arrivati a quota 37mila per la precisione, in particolare a causa di alcuni rumours e indiscrezioni circa il possibile licenziamento del governatore della banca centrale, Mahmoud Bahmani, a causa della fallimentare politica valutaria del paese (Il rial e l’economia iraniana in crisi).
La svalutazione dipende in larga misura dal fatto che l’Iran deve fare i conti con una crescente e preoccupante penuria di riserve di denaro straniero cash, visto che le sanzioni internazionali che sono state inflitte alla repubblica islamica sono molto pesanti. In particolare, sono stati colpiti settori cruciali, come ad esempio quello petrolifero. L’incertezza che accompagna i negoziati tra Teheran e le Nazioni Unite in merito al programma nucleare della nazione è più che mai deleteria per le performance della divisa.
Un breve excursus storico può far capire quanto sia grave la situazione attuale. Nel corso degli ultimi mesi del 2011, poco prima dell’introduzione di queste sanzioni occidentali, il rial era scambiato a quota 12mila. Il tasso ufficiale rispetto alla moneta verde in Iran è rimasto fisso poi a 12.260 rial per diversi mesi; in parallelo al mercato aperto, però, si è sviluppato un altro tasso di cambio, con ben 24mila rial necessari per ottenere un dollaro, un valore riferibile alle poche compagnie che nel paese importano cibo o altri beni che vengono giudicati essenziali. Da allora solo “sofferenze” valutarie, di cui non si riesce ancora a vedere la fine.