Il pianeta corre il rischio di terminare in uno stato recessivo. A lanciare il grido d’allarme, nelle ultime ore, il Fondo Monetario Internazionale, che ha tagliato al ribasso le previsioni di crescita globale per la seconda volta nel corso degli ultimi sei mesi, sottolineando come alla base di tale scelta non possano che esservi i problemi dell’Eurozona (ancora in gran parte irrisolti, basti considerare il deterioramento delle condizioni della Grecia) e l’incerto futuro degli Stati Uniti, attesi da un 2013 che si preannuncia battagliero fin dalle sue prime settimane.
Ne consegue che per il Fondo Monetario Internazionale l’economia mondiale nel suo complesso è destinata a incrementare del 3,3 per cento nel 2013 e del 3,6 per cento nel corso del prossimo 2013. E, se a prima vista i dati potrebbero sembrare comunque positivi, si noti come – in realtà – si tratti di un passo indietro piuttosto vistoso rispetto alle precedenti stime, visto e considerato che il tasso di crescita dei Paesi sviluppati è stato ridotto dal 2 percento all’1,5 per cento, mentre il tasso di crescita delle economie emergenti dovrebbe attestarsi intorno al 5,6 per cento, contro precedenti stime del 6 per cento e contro il 7,4 per cento del 2010. Per quanto riguarda la locomotiva cinese, previsto, per la prima volta nel nuovo millennio, un incremento del Pil sotto soglia dell’8 per cento.
Il Fmi sembra sottolineare con convinzione come la causa principale di questo rallentamento – che potrebbe addirittura sfociare nel rischio di una recessione globale – sia da ricercarsi nelle economie occidentali più mature: Eurozona e Stati Uniti. Gli Usa, in particolare, dovrebbero concludere il 2012 con un Pil leggermente superiore al 2 per cento. Nel vecchio Continente, e in maniera più specifica nell’area euro, la recessione assumerà una entità pari allo 0,4 per cento nel 2012, per poi lasciare spazio a una ripresa debolissima nel 2013 (+ 0,2 per cento). Male le economie di Spagna e Italia, che chiuderanno il 2013 con il segno negativo (- 1,3 per cento, – 0,7 per cento). Qui il nostro focus sulla recessione Ue.