Il rialzo delle divise asiatiche grazie alle misure della Cina è ormai acqua passata: le più importanti monete del continente, infatti, hanno fatto registrare un declino contemporaneo, con il ringgit malese a guidare il tutto, la conseguenza più immediata delle ultime discordie europee in merito alla crisi del debito. Il Bloomberg-JPMorgan Asia Dollar Index ha interrotto quindi bruscamente i suoi tre giorni consecutivi di guadagno; in aggiunta, non bisogna dimenticare che i dati sulla produzione manifatturiera dell’Europa e della Cina hanno avuto un peso determinante in questo senso.
Eppure il mese di settembre era cominciato in maniera piuttosto brillante per quel che riguarda tali performance, con il baht a guidare i rialzi delle valute asiatiche. A distanza di ben tre settimane, lo scenario si è completamente capovolto, tanto che il ringgit è sceso ai livelli più bassi della settimana, in attesa che il governo della Malesia pubblichi il proprio budget relativo al 2013 (l’appuntamento è previsto per il prossimo 28 settembre). Kuala Lumpur, inoltre, è fortemente intenzionata a tagliare questo stesso dato fino al 3% del prodotto interno lordo entro i prossimi due anni, mentre finora si è più vicini ai cinque punti percentuali.
Le questioni collegate ai pericoli dell’eurozona significano essenzialmente che l’Asia dovrà fare i conti con una serie molto importante di rischi, in primis quelli fiscali e quelli commerciali per la precisione. Il baht thailandese, già citato in precedenza, ha subito un deprezzamento ancora prima che il governo annunciasse la contrazione di agosto delle scorte estere (-5,8% rispetto a un anno prima), con la crescita delle esportazioni che dovrebbe essere più bassa in questo 2012 rispetto alle previsioni. Un altro discorso importante può essere fatto, poi, per il won della Corea del Sud, la cui caduta è stata agevolata senza dubbio dalla forte domanda di riserva estera da parte degli importatori (-0,1% nei confronti del dollaro americano).