L’economia iraniana potrebbe rallentare in maniera evidente, anche più di quanto ha previsto negli ultimi tempi il Fondo Monetario Internazionale: il declino in questione si riferisce ai dati complessivi del 2012 e può essere giustificato con la debolezza che sta caratterizzando il tasso di cambio, come ha anche chiarito il numero dell’organismo di Washington per il Medio Oriente. Il momento difficile del rial iraniano è testimoniato perfettamente da una continua serie di deprezzamenti e da una insicurezza che si nota sempre in queste situazioni. Di conseguenza, l’impatto futuro non potrà che essere negativo sulle varie attività economiche, con un 2013 che non si presenta certo nel migliore dei modi.
I nuovi tassi di cambio del rial hanno acuito una crisi finanziaria che durava già da tempo, tanto è vero che lo stesso Fmi ha ora pronosticato una contrazione pari a 0,9 punti percentuali nel corso del 2012. Il calo della divisa in questione è quantificabile in ben il 40% nei confronti del dollaro per quel che riguarda il periodo compreso tra agosto e oggi; mentre il tasso di inflazione della banca centrale relativo al mese di settembre è stato pari al 24%, gli economisti si sono sbilanciati diversamente, parlando di una stima addirittura tre volte superiore.
Il paese ha anche provveduto ad aumentare i tassi di interesse che sono collegati ai depositi, oltre ad aver aperto un centro di cambio per consentire al mercato valutario di stabilizzarsi in modo opportuno. Un cambio flessibile per l’Iran ha però bisogno di essere sostenuto da una politica monetaria meno invasiva e “violenta”, senza dimenticare un coordinamento che sia in grado di contenere gli effetti dell’andamento dei prezzi al consumo. La situazione è la conseguenza diretta del blocco attuato dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea in merito alle vendite di petrolio, la principale esportazione iraniana, in aggiunta alle varie transazioni che sono perfezionate in dollari ed euro.