Il rischio di una recessione globale è sempre vivo, intanto il real brasiliano sembra essere davvero ben piazzato per quel che riguarda la resistenza all’ultimo round di stimoli monetari da parte degli Stati Uniti: il governo di Brasilia ha eretto delle solide linee di difesa in tal senso, come ha specificato il ministro delle Finanze Guido Mantega, dunque l’ottimismo deriva soprattutto da questo fatto. Nel dettaglio, la valuta sudamericana non si rafforzerà più di tanto, ma si tratta della risposta più immediata agli interventi della Federal Reserve.
D’altronde, già alla metà dello scorso mese si era capito bene come il Brasile fosse pronto a indebolire il real. Secondo lo stesso Mantega, vi sarà un ingresso piuttosto consistente di dollari americani, con l’economia verde-oro ben protetta e difesa. La valuta latino-americana ha perso ben 0,9 punti percentuali da quando questo round è stato annunciato dalla banca centrale statunitense, mentre l’indebolimento ammonta addirittura al 22% dal momento in cui lo stesso istituto ha cominciato a tagliare i tassi di interesse ad agosto dello scorso anno, vale a dire il declino più consistente tra le sedici maggiori divise che sono monitorate da Bloomberg. Gli analisti finanziari si sono detti certi del fatto che Alexandre Tombini, numero uno della banca centrale brasiliana, taglierà a breve il tasso principale (Selic), per un valore finale di 7,25 punti percentuali.
Il paese sudamericano preferirebbe pertanto che gli Stati Uniti stimolassero la sua economia interna attraverso una maggiore spesa fiscale, una misura decisamente privilegiata rispetto al classico quantitative easing. La politica in questione può contare su due gambe, la prima è quella monetaria ed è anche molto lunga, mentre l’altra è di dimensioni ridotte ed è quella fiscale. Nel 2013 la debole economia globale dovrebbe avere un effetto deflattivo sul Brasile, mentre i tagli del governo alle tasse dovrebbero favorire un ridimensionamento dell’aumento dei prezzi (dunque il tasso d’inflazione).