Continuano a deludere i dati sui redditi degli italiani. Secondo quanto affermato dallo studio condotto da Rete Imprese Italia, che per il 28 gennaio 2013 ha proclamato una giornata di mobilitazione nazionale, il reddito di ogni italiano nel 2012 sarebbe calato del 4,8 per cento, perdendo in valori assoluti ben 879 euro. Rete Imprese Italia stima inoltre che nel 2013 i redditi degli italiani subiranno nuovi cali, con reddito procapite pari a 16.955 euro (contro i 17.337 euro nel 2012), sui livelli sostanziali di 27 anni fa, nel 1986.
Male anche i consumi pro capite che – ricordava poche ore fa l’edizione online de Il Sole 24 Ore, sono “scesi al livello del 1998 con poco più di 15.500 euro, ben lontani dal picco del 2007 (17.121 euro). Nel 2012, la pressione fiscale è salita al 56% e la burocrazia ha mostrato ancora il peggio di sé rendendo più complicata l’attività di impresa con 120 adempimenti fiscali e amministrativi all’anno, uno ogni 3 giorni. Occorrono un anno e otto mesi per una sentenza di fallimento e di insolvenza, contro i 12 mesi del Regno Unito e i 14 della Germania” (vedi anche Fine recessione entro il 2013).
Se i dati di cui sopra possono ben definirsi deludenti, sono addirittura drammatici quelli del credito. Il presidente della Confcommercio e di Rete Imprese Italia, Carlo Sangalli, dice infatti che “nell’ultimo anno il sistema del credito ha ridotto di 32 miliardi l’erogazione di finanziamenti alle aziende”. E cresce intanto il numero di imprese che scelgono di chiudere i battenti: nel periodo gennaio – settembre 2012 il saldo tra le nuove accensioni e le chiusure è stato negativo, per il settore dei servizi di mercato, a 53.234 unità. Per l’artigianato il saldo è stato pari a -16.912. Dinanzi a questi numeri, afferma Sangalli, “occorre reagire per evitare di continuare ad avvitarci in questa perniciosa spirale recessiva e tornare a crescere il più velocemente possibile” (vedi anche Produzione Italia ultima in tutta Europa).