Lo stato recessivo dell’economia italiana interesserà anche il 2013. Di fatti, prevede l’Istat nelle sue stime preliminari, l’andamento calante riguarderà tutti i comparti delle attività economiche di principale riferimento, dall’agricoltura ai servizi, passando per l’industria, e prolungando in tal modo un deterioramento che perdura oramai da un anno e mezzo. Nel 2012 il Pil corretto per gli effetti di calendario diminuì del 2,2 per cento. Nel 2013, il calo acquisito è già pari a un punto percentuale.
Si potrà ben dire – ricordava il quotidiano Il Giornale in proposito – che la recessione non è un vizio meramente italiano, visto e considerato che tutta l’Europa è in recessione, e che si tratta del fenomeno peggiore da quando, nel Vecchio continente arrivò l’onda lunga del fallimento di Lehman Brothers (vedi anche Fine recessione entro il 2013).
“In quel primo trimestre 2009” – continuava il quotidiano – “rispetto a 12 mesi prima, il crollo del Pil dei Paesi della moneta unica registrato dall’Istituto di statistica europeo, fu di -5,4%, ma l’andamento tornò in terreno positivo già nel terzo trimestre. Ora, invece, per l’Eurozona il 2012 si è chiuso con il terzo trimestre consecutivo di recessione (-0,6%): su base annua il Pil ha registrato una diminuzione dello 0,9%, secondo le stime pubblicate da Eurostat. E per vedere «la luce in fondo al tunnel», bisognerà aspettare l’anno prossimo: gli economisti interpellati dalla Bce hanno rivisto al ribasso anche le stime di crescita nell’Eurozona per il 2013 e 2014, che ora si collocano rispettivamente allo 0 e all’1,1%”.
Tuttavia, è altresì noto che il calo dell’Italia è il più grave in ambito europeo dopo quello riscontrato da Portogallo e Cipro, rispettivamente pari all’1,8 per cento e all’1 per cento. Più modesto il declino di Spagna, Germania e Francia, con passi indietro rispettivamente pari a 0,7, 0,6 e 0,3 punti percentuali (vedi anche Rischio recessione Germania), in linea con le attese formulate nel corso delle ultime settimane.