Il calo dei prezzi del petrolio sui mercati internazionali ha sconvolto abbastanza una serie di monete appartenenti a economie di gran lunga dipendenti dall’andamento di tale materia prima.
Tra queste occorre menzionare il dollaro canadese, il rublo russo e la corona norvegese, che chiaramente devono sopperire al peggioramento dei fondamentali macroeconomici proprio per via della accresciuta debolezza del greggio.
La forte caduta dei prezzi del petrolio è stata agevolata dal recente taglio delle stime sulla crescita globale da parte del Fondo Monetario Internazionale, ma soprattutto dall’ultimo report rilasciato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) che ha dichiarato di attendersi una bassa domanda di greggio, ai minimi da cinque anni, mentre l’offerta rimane alquanto elevata.
Per quanto concerne il Mercato del Forex a pagarne le conseguenze sono le commodity currency maggiormente connesse all’andamento del petrolio. Il dollaro canadese è sceso sui minimi da oltre cinque anni, con il cambio USDCAD che ha sfiorato quota 1,14. L’export di greggio è fondamentale per l’economia del Canada: una sua caduta può generare aspettative di rallentamento economico e di politica monetaria della Bank of Canada più espansiva del previsto.
In difficoltà vi è come detto anche la corona norvegese, crollata sui minimi dall’estate 2010 nel cross con il biglietto verde americano. Il cambio USDNOK si è portato fino all’area 6,68 e negli ultimi quattro mesi ha fatto registrare un ricavo dell’11% circa. La debolezza del petrolio ha ridotto il surplus commerciale di Oslo a settembre a 21,6 miliardi di corone dai 22,4 del mese precedente. Soffre anche il rublo, sul quale pesa anche la tensione con l’Occidente che ha già provocato enormi deflussi di capitali esteri.