Il fiorino ungherese si è indebolito per il terzo giorno consecutivo: allo stesso tempo, i rendimenti dei titoli obbligazionari magiari sono scesi e questo per una ragione piuttosto semplice. In effetti, gli ultimi dati economici hanno messo in luce come l’output industriale del paese sia crollato come non accadeva da ben tre anni a questa parte lo scorso mese di novembre. Di conseguenza, è aumentata e non poco la speculazione per quel che riguarda degli ulteriori quantitative easing da parte della banca centrale. Tra l’altro, si era sottolineato qualche tempo fa come vi sia stato un novembre pessimo per il fiorino ungherese.
La valuta in questione si è deprezzata di 0,2 punti percentuali, chiudendo le sue ultime quotazioni a 292,20 fiorini nei confronti dell’euro presso la Borsa di Budapest. Per quel che concerne, invece, i ritorni economici dei bond governativi, quelli in scadenza nel 2022 hanno ceduto tre punti base (-0,03%), poco al di sotto del 6,2%. Uno degli ultimi spunti positivi in questo senso risale al 10 novembre scorso, quando il fiorino ungherese chiuse in positivo la settimana.
La banca centrale ha già provveduto a tagliare i tassi di interesse ogni singolo mese da agosto, in modo da consentire all’Ungheria di trovare la sua via d’uscita dalla seconda recessione economica negli ultimi due anni. La produzione industriale, come ricordato in precedenza, ha perso ben il 6,9% a novembre, un ribasso che si riferisce al confronto su base annua, una percentuale che non veniva registrata addirittura dal 2009. Gli economisti si erano sbilanciati con un -3,5% che poi è stato tristemente disatteso. Il Consiglio Monetario dovrà ora sopportare una forte pressione nel suo compito tradizionale, uno scenario messo in luce da diversi trader della nazione magiara. Le soluzioni alla crisi economica sembrano piuttosto lontane e un sistema che si basa su una valuta così debole non è sostenibile per molto altro tempo.