Fino a poco tempo fa timore di medio lungo periodo, oggi il superamento della soglia dei 2 euro al litro da parte della benzina verde è diventata, purtroppo, triste realtà. Il “merito” di questo record spetta ad un’area di servizio a Conero Est, prima in Italia a superare il livello di cui sopra, portando la verde alla straordinaria cifra di 2,008 euro al litro.
Le motivazioni di questo record marchigiano sono presto dette: nella Regione le addizionali regionali sulla benzina sono notevolmente più elevate di quelle applicate nelle altre aree territoriali italiani. Di qui un prezzo finale della verde significativamente maggiore della media italiana, con la benzina senza piombo che si avvicina oramai ai 2 euro (centesimo più, centesimo meno), e il gasolio che invece oscilla tra 1,85 euro e 1,86 euro al litro.
Nel resto della Penisola, tuttavia, non si può certamente cantar vittoria. Eni ha ritoccato nelle ultime ore i suoi listini, e lo stesso hanno fatto (o si accingono a fare), altri grandi brand internazionali come Esso, Shell, Tamoil, Total Erg.
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Incrementi, quelli degli ultimi giorni, che dovrebbero condurre a sgraditi livelli i consumi di benzina. Già nel corso del mese di gennaio i dati di vendita della verde sulla reti di distribuzione hanno fatto registrare un rallentamento della crescita (+ 0,4%), con il gasolio che ha invece ceduto il 2,4%. Cali ipotizzati, e presumibili, anche per il mese di febbraio e per il mese di marzo, con potenziali flessioni del 20%.
Intanto, giunge a notizia la ricerca compiuta dalla Figisc, secondo cui nell’arco di un anno la verde sarebbe cresciuta del 20%, con prezzo aumentato in media di 30 centesimi. Un rincaro che è dovuto in gran parte (per il 70%) alle imposte. Di qui, la richiesta di un pronto intervento governativo.
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