I prezzi del petrolio sono quotati in maniera invariata a New York, dimostrando in tal modo un positivo assorbimento delle dichiarazioni del numero 1 della Federal Reserve, Ben Bernanke, il quale aveva auspicato qualche cambiamento più “generoso” della politica monetaria americana al fine di consentire allo scenario occupazionale di migliorare, con un conseguente abbassamento del tasso dei senza lavoro.
I futures sul gresso sono così calati di soli 0,6 punti percentuali dopo che Bernanke ha dichiarato che un futuro miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro sarà verificabile sul breve termine solamente se la Banca Centrale manterrà su bassi livelli i propri tassi di interesse di riferimento per le operazioni di rifinanziamento, rendendo altresì l’investimento delle commodities un impiego più attraente.
Non tutti sembrano tuttavia convinti della univocità della risposta del mercato. C’è chi – come Bill O’Grady, uno dei principali strateghi di mercato da parte della Confluence Investmen Management di St. Luis – ritiene che la reazione sia stata difficile da interpretare, anche tenendo in considerazione che le dichiarazioni di Bernanke non sono né innovative né particolarmente rivoluzionarie.
“Bernanke continua a ripetere da almeno sei mesi che è necessario mantenere i tassi di interesse di riferimento vicini a quota zero al fine di ridurre la disoccupazione” – sottolinea O’Grady. Nelle ore successive alle dichiarazioni del presidente della Fed, ad ogni modo, sul Brent il greggio era quotato a 125,39 dollari per barile, mentre i contratti alla WTI erano a 18,57 dollari.
Il declino riscontrato del tasso di disoccupazione a quota 8,3 punti percentuali, potrebbe riflettere – stando alle parole di Berbanke – “un rimbalzo dagli eccezionali livelli di fuoriuscite di risorse umane avveratesi tra la fine del 2008 e il 2009”. In altri termini, sarebbe un patologico riassorbimento dei licenziati persi tre anni fa. Tutto qua?
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