Torniamo a parlare, a distanza di qualche settimana, dell’andamento dei valori commerciali dell’olio di palma, il cui trend è stato recentemente contraddistinto da un andamento decrescente che ha condotto la materia prima ai minimi negli ultimi mesi. La determinante fondamentale di tale scenario evolutivo sarebbe riconducibile alla scelta – da parte degli agricoltori statunitensi – di incrementare in maniera significativa le coltivazioni di soia, in grado (potenzialmente) di aumentare rilevante le forniture di una materia prima ottima per produrre un olio alternativo a quello più tradizionale.
I prezzi per i termini di giugno sono calati di 1,5 punti percentuali a 3.559 ringgit (1.161 dollari) per tonnellata metriche alla MDE (Malaysia Derivatesi Exchange). L’olio “sostitutivo” in questione dovrebbe inoltre rimanere più economico da produrre, andando in tal modo a generare una ulteriore flessione dei valori commerciali dell’olio.
Le materie prime in questione, nel solo mercato statunitense, dovrebbero toccare quota 6,8 milioni di tonnellate entro la fine del mese di agosto, come confermato dal Dipartimento statunitense dell’Agricoltura. Uno scenario che sarebbe inferiore rispetto alle precedenti stime di marzo, ma che sarebbero altresì superiori alle stime effettuate dai principali osservatori di mercato, che auspicavano il collocamento di una produzione di poco inferiore a quanto previsto dal Dipartimento.
I dati del Dipartimento – ha dichiarato Chandran Sinnasamy, un trader della LT International Futures – “sono senza particolari sorprese”. Per quanto concerne l’andamento dell’olio di palma, i termini a settembre hanno guadagnato 0,3 punti percentuali chiudendo a quota 8,932 yuan (1,416 dollari) a tonnellata alla Dalian Commodity Exhcange. Per lo stesso mese, l’olio di soia è invece cresciuto di 0,3 punti percentuali a 9,950 yuan per tonnellata.
Torneremo sull’argomento nel corso delle prossime settimane, cercando di comprendere se le previsioni degli operatori di mercato troveranno (o meno) conferma.
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