Le nubi sulla possibile contrazione del ritmo di espansione dell’economia cinese si stanno lentamente diradando. Al loro posto una unica certezza: la crescita della produzione interna lorda del Paese asiatico non sarà più così incisiva come nel corso degli ultimi anni. La “conferma” ulteriore arriva dall’agenzia di stampa nazionale Xinhua, che in un recente intervento afferma come il governo cinese non abbia alcun piano di misure di stimolo “straordinarie” all’economia, al fine di contrastare la crisi finanziaria internazionale (come era invece accaduto nel 2008).
“L’intenzione del governo cinese è molto chiara” – scrive Xinhua – “Non darà seguito ad alcun altro piano di stimolo massivo per cercare a tutti i costi una elevata crescita economica. Gli attuali sforzi per stabilizzare la crescita non troveranno una replica di quanto avvenuto tre anni fa”. All’epoca, la politica fiscale del Paese asiatico venne caratterizzata per un imponente programma di stimolo valutato intorno ai 4 trilioni di yuan (circa 600 miliardi di dollari).
Come era lecito attendersi, la smentita ha provocato una flessione delle quotazioni da parte dei principali titoli azionari, e uno scontento generalizzato di chi invece riteneva che il governo cinese potesse mettere in campo tutte le armi a disposizione per cercare di continuare a cavalcare lo straordinario periodo di crescita che l’economia della nazione asiatica aveva avuto modo di caratterizzare tra la seconda metà dello scorso decennio e l’inizio del nuovo.
Gli analisti della Mizuho Securities concordano con le conclusioni dell’agenzia di stampa, sottolineando come il governo cinese dovrà “trovare un equilibrio delicato tra il fare qualcosa per stabilizzare la crescita e non esagerare con la stessa”. Sembra proprio, in altri termini, che la crescita economica della Cina non sia più sostenibile, almeno ai livelli ai quali Pechino aveva avuto modo di abituare (bene) gli investitori.