Secondo il monito lanciato da un economista del Centro di Ricerca per lo Sviluppo del Consiglio di Stato,nella seconda metà di quest’anno, i prezzi al consumo in Cina potrebbero crollare. Il Dragone ha corretto la sua politica monetaria di rigoroso serraggio nell’ultimo trimestre del 2011, ma la velocità e lo sforzo di avviare una concreta inversione di tendenza non sembrano essere sufficienti. E’ quanto ha scritto Wu Qing in un giornale del governo, il China Economics Times. “Emergerà una tipica deflazione”, ha previsto Wu, se il governo centrale non intraprenderà azioni decisive.
Questa settimana, l’Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino emetterà l’indice dei prezzi al consumo relativo al mese di gennaio, e gli analisti prevedono un ulteriore calo del tasso di inflazione. Nel mese di dicembre, i prezzi al consumo, secondo la misura dell’indice, sono aumentati del 4,1% rispetto allo stesso mese del 2010, e in calo dal 4,2% su base annua di novembre. L’inflazione ha raggiunto un picco nel mese di luglio, assestandosi al 6,5%.I numeri ufficiali dell’inflazione mascherano senza dubbio la misura massima degli aumenti di prezzo, ma correttamente mostrano la tendenza. E se la Cina dovesse realmente precipitare in deflazione, entro la fine dell’anno, come suggerisce Wu, ciò sarebbe solo un’altra indicazione, un ulteriore indizio, della interruzione generale dell’attività economica.
E lo stesso se si registrasse una diminuzione del valore della moneta cinese. Wu Qing ha inoltre previsto che, a meno che la Banca popolare di Cina non intervenga, il renminbi si deprezzerà quest’anno. Tale previsione apparentemente sorprendente riflette i borbottii, dietro le quinte, nella capitale cinese circa i cali delle eccedenze di esportazione, dovuti in gran parte alla flessione degli ordini dall’Europa. Sia a causa delle forze di mercato, come suggerisce Wu, che per un’azione ufficiale, la moneta cinese è su un sentiero discendente. E una valuta in caduta libera è un altro segno di un indebolimento dell’economia.
Perché gli analisti pongono in serio dubbio l’annuncio dei dati di Pechino sulla crescita del PIL, che nel quarto trimestre del 2011 sarebbe stata dell’8,9%? Perché altri numeri suggeriscono che l’economia cinese è in realtà vacillante. E’, ad esempio, praticamente impossibile conciliare la più recente previsione di crescita del governo per quest’anno – 8,5%, secondo il consigliere del PBOC, Li Daokui – con i moniti di Wu sul deprezzamento della moneta e la deflazione. Quando si osservano le statistiche di Pechino sulla vendita di veicoli, sui prezzi degli immobili, o sul consumo di energia elettrica, si ottiene il quadro di un’economia in difficoltà, la cui anemica velocità di crescita è forse paragonabile a quella dell’America.
In ogni caso, anche coloro che hanno fiducia nelle capacità dei leggendari pianificatori economici di Pechino, devono ammettere che l’insorgenza della deflazione e la svalutazione del renminbi indicherebbero che gli eventi si stanno spingendo al di là di ogni controllo.
[…] ha raggiunto un picco nel mese di luglio, assestandosi al 6,5%.Continua a leggere: Previsioni shock per la Cina […]
[…] ha raggiunto un picco nel mese di luglio, assestandosi al 6,5%.Continua a leggere: Previsioni shock per la Cina […]
pochi anni e la cina sarà la prima potenza economica del mondo, ma nonostante ciò è inevitabile un rallentamento se non addirittura una crisi dell’economia del dragon……
la crisi l’avranno quando dovranno rispettare processi produttivi sostenibili per l’ambiente. Stanno producendo infischiandosene di tutto (non solo dei diritti dei lavoratori) come abbiamo fatto noi a nostro tempo, ma quando dovranno allinearsi soffriranno moltissimo
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