Sono la rupia indiana e il ringgit malese le due valute asiatiche che dovrebbero guidare le perdite del continente nel corso di quest’ultimo trimestre del 2012: il rallentamento globale della domanda di esportazioni sta avendo la meglio da questo punto di vista, tanto è vero che nel giro di appena una settimana si è passati dalla migliore performance trimestrale per le valute asiatiche fino al possibile declino che si sta descrivendo. Entrando maggiormente nel dettaglio, la divisa dell’India è destinata a essere protagonista di un calo di 2,5 punti percentuali (quasi una settimana fa si era cominciata la settimana con un rialzo), mentre il ribasso della moneta della Malesia sarà leggermente inferiore (-2,2% per la precisione): il confronto di entrambi si riferisce al dollaro americano.
Le stime in questione sono state fornite dalla Oversea-Chinese Banking Corporation (OCBC Bank) di Singapore. Ma non ci sono soltanto queste previsioni a destare le principali preoccupazioni, visto che anche il dollaro di Taiwan potrebbe perdere poco meno di due punti percentuali. Insomma, l’Asia, ma soprattutto le sue più importanti economie in rampa di lancio sono in difficoltà.
L’ultimo trimestre è stato invece caratterizzato da un buon guadagno da parte dell’indice Bloomberg-JPMorgan Asia Dollar (+1,7%), vale a dire il livello più alto da due anni a questa parte, grazie, in particolare, alle nuove misure e agli stimoli introdotti da Giappone, Unione Europea e Stati Uniti. Ora, invece, la Banca Mondiale ha tagliato le proprie stime di crescita per il 2012 in relazione all’Asia orientale, escludendo Giappone e Cina. Solamente Wells Fargo nutre un pizzico di ottimismo in più, con la sua stima di un guadagno dell’1,7% per quel che riguarda il peso filippino e dell’1,4% in merito al già citato ringgit: in pratica, l’istituto di credito di San Francisco ha fiducia nell’Asia, eccezion fatta per lo yuan cinese e per il dollaro di Taiwan.