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Previsioni FMI sull’Europa

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 Il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, è recentemente intervenuta sul panorama italiano e internazionale ricordando come “Il collasso è stato evitato grazie alle politiche di paesi avanzati” e come sia necessario innescare un “circolo virtuoso” di crescita e occupazione. Il numero 1 del Fondo è poi tornata a parlare della sostenibilità dei conti pubblici, definendola come necessaria nelle economie avanzate, e sottolineando le preoccupazioni sui piani di medio termine per ridurre il debito e sulla necessità di completare la riforma del settore finanziaria.

“Un ulteriore allentamento monetario è appropriato in Europa” – ha precisato Lagarde, per poi soffermarsi in maniera più incisiva sul problema principale, relativo al lavoro – “Ci sono più di 200 milioni di persone” globalmente senza un posto di lavoro e di queste, due su cinque sono giovani (vedi anche Crisi: perchè non è ancora finita).

Ancora, ricordava il quotidiano La Repubblica nella sua edizione online, “una politica monetaria espansiva sarebbe appropriata per sostenere la domanda, sottolineando che nell’area euro molti progressi sono stati fatti, inclusa la creazione di strumenti per combattere la crisi. Ma servono ulteriori progressi. Lagarde mette in evidenza come il Portogallo ha fatto un “buon lavoro” nella riduzione del deficit ma c’è ancora da fare. Sulla Grecia, Lagarde osserva che sono necessarie privatizzazioni, la lotta all’evasione e andare avanti con le riforme strutturali”(vedi anche Grecia affonda nella recessione. PIL -6,2%).

Il pericolo può arrivare inoltre da un potenziale scontro valutario tra Stati Uniti ed Europa, in procinto – almeno potenzialmente – di poter avviare una svalutazione competitiva (peraltro già parzialmente ricercata in altre aree del mondo, come il Giappone. “Non mi piace nessuna guerra” – ha dichiarato Lagarde, riferendosi a quella delle valute, per poi ricordare come l’espressione “guerra della valute” sia stato ministro delle finanze brasiliano, Guido Mantega, nel 2010: in quell’occasione il numero 1 del Fondo Monetario Internazionale non aveva mancato di esprimere la propria netta contrarietà al progetto.