I ministri delle Finanze del G7 – Canada, Germania, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia, Giappone – hanno lanciato un appello ai paesi produttori di petrolio: aumentarne la produzione per soddisfare la domanda, con l’obiettivo di fa fronte al “rischio sostanziale” che i prezzi elevati dell’oro nero gravino sull’economia globale. I principali ministri dei paesi industrializzati, hanno altresì invitato gli stati ad usare “con cautela” le proprie capacità di sovrapproduzione.Il barile di greggio ha chiuso Martedì a New York a $ 96,3, contro i 77,7 28 dollari del mese di giugno, il livello più basso dell’anno. Un barile di Brent, quotato a Londra, ha toccato la soglia dei 112,6 dollari, contro un minimo di 89,2 dollari, registrato il 21 giugno
“L’aumento dei prezzi del petrolio riflette le preoccupazioni geopolitiche e alcune interruzioni di approvvigionamento” dell’oro nero, rendono noto i ministri del G7, mentre cresce la speculazione circa un possibile attacco israeliano contro l’Iran. I funzionari sono “pronti” a chiedere l’intervento dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), che rappresenta gli interessi dei consumatori, affinchè adotti “misure appropriate” per garantire che il mercato sia ben fornito.
Vi sono almeno tre ragioni per cui i prezzi del petrolio potrebbero continuare a salire. Ecco quali:
1. La tempesta tropicale Isaac minaccia il Golfo del Messico, are in cui si produce il 23% del greggio totale degli Stati Uniti. E’ stato stimato che il 78% della produzione giornaliera del Golfo è già stato interrotto.
2. Le tensioni in Iran e Siria potrebbero limitare l’offerta di petrolio. I conflitti in corso nei paesi ricchi di petrolio del Medio Oriente, in particolare Siria e Iran, hanno alimentato l’incremento dei prezzi del petrolio nel corso degli ultimi mesi. Mentre le tensioni in Siria dovrebbero diffondersi ai paesi limitrofi del Golfo Persico, come l’Arabia Saudita e il Qatar, la fornitura di petrolio potrebbe subire un’altra battuta d’arresto.
Non aiuta che l’UE abbia interrotto le sue importazioni di petrolio dalla Siria, all’inizio della guerra nel mese di marzo, e il fatto che l’Iran sia stato posto sottoIn virtù di queste sanzioni, la produzione di petrolio in Siria e Iran è a un punto morto, cosa che mette ulteriore pressione al ribasso sugli approvvigionamenti di petrolio.
3. Infine, un ultimo, ma certamente non meno importante, aspetto da citare, concerne le aspettative di un ulteriore stimolo da parte della Fed: la possibilità di un altro round di quantitative easing da parte della Federal Reserve, sta ultimamente spingendo al rialzo i prezzi delle materie prime. Si tenga presente che se la Fed stampasse più soldi per stimolare l’economia degli Stati Uniti, il valore del dollaro potrebbe scendere. Di conseguenza, le commodities, di solito trattati come strumenti di copertura per l’inflazione, aumenterebbero di valore. Se Bernanke confermasse la possibilità di un QE3 durante il suo discorso a Jackson Hole, in programma questa settimana, il greggio potrebbe anche sfondare la soglia dei 100 dollari al barile, e forse, immpenarsi a $ 120.