Fuori dal porto di Rotterdam le petroliere stracariche di prezioso oro nero aspettano pacifiche che arrivino tempi migliori. E’ per colpa del “contango” : quando il prezzo “spot” del petrolio (cioè la vendita immediata) è meno conveniente del contratto future a tre mesi. Solitamente il mercato premia chi sa aspettare, chi si impegna per l’acquisto, ma oggi il fenomeno è inverso e non è mai stato così evidente. Così i produttori di greggio tengono in “ostaggio” le navi di stoccaggio dell’Eurotank e dell’Oiltanking, che seguitano a registrare ottimi profitti, finché il prezzo “spot” non tornerà conveniente. Ieri il Brent è arrivato a 68,17 dollari al barile, in calo di 16 centesimi rispetto alla giornata precedente. Per il consumatore che non capisce perché se il prezzo del petrolio cala quello della benzina resta identico. Le risposte sono due: se il mercato si attende un periodo di ripresa economica i prezzi verranno spinti al rialzo dai trader che usano il greggio come scudo dall’inflazione. La seconda ipotesi riguarda in particolare l’Europa che non ha un sistema efficiente di adeguamento delle accise al prezzo del prodotto (in Italia 0,56 per litro + 20% Iva). Il guaio, nel lungo periodo s’intende, è il calo del greggio rischia di frenare la spinta verso gli investimenti nel settore delle energie alternative, come segnalato dall’analista Edward Morse sul La Stampa.
“..come segnalato dall’analista Edward Morse sul La Stampa”
Non riesco a trovare il riferimento sul sito de La Stampa. L’articolo a cui ti riferisci e’ disponibile online?
Gentile Mattia,
l’intervista cui faccio riferimento è su LaStampa di martedì 23 giugno a pagina 19 nella sezione Esteri a cura del corrispondente Maurizio Molinari. Il titolo è: “E’ tutta speculazione”.
Sul sito della Camera a questo link http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=MP09N
Saluti
AB
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