L’autorità monetaria di Hong Kong si sta prodigando per la prima volta nel 2009 per prevenire l’apprezzamento della sua valuta locale, il dollaro di Hong Kong per l’appunto, più precisamente i suoi rialzi rispetto a quello americano. Non si tratta di una scelta causale, ma della conseguenza degli ultimi innalzamenti della divisa asiatica, giunta ormai al suo livello più alto da questo punto di vista. Ecco perché l’ente in questione ha annunciato l’acquisto di 603 milioni di dollari, sfruttando il tasso di cambio di 7,75 dollari di Hong Kong per ottenere un biglietto da un dollaro.
Nel caso in cui i flussi monetari dovessero mantenere questo ritmo, allora ci si può attendere nel breve termine un intervento deciso, come hanno notato anche molti analisti ed economisti. D’altronde, si è ormai capito come gli eccessivi rialzi verso l’alto delle divise siano delle vere e proprie minacce economiche, in particolar e per i mercati emergenti. Un utile riferimento in tal senso è senza dubbio l’indice borsistico Hang Seng, i cui 7,5 punti percentuali di incremento che sono stati registrati dal momento in cui la Fed ha annunciato il suo terzo quantitative easing sono più che mai significativi.
Inoltre, c’è da dire che i prezzi immobiliari hanno già superato il picco raggiunto esattamente quindici anni fa, come evidenziato dalla Centaline Property Agency Limited. La settimana che si concluderà domani ha visto il dollaro di Hong Kong rafforzarsi dello 0,02% rispetto alla moneta verde, chiudendo in questa maniera a quota 7,7503. L’influenza dell’economia cinese non poteva che essere inevitabile, con molti investimenti che stanno beneficiando di sentimenti rinnovati. La regione amministrativa dell’ex Impero Celeste ha collegato il suo tasso di cambio alla valuta statunitense dal lontano 1983, poi sette anni fa i policy makers hanno cominciato a limitare i ribassi monetari, così che dal 2005 a oggi i flussi di capitale sono aumentati in modo molto deciso.