Dal governo alle principali rappresentanze parlamentari, dai confini italiani a quelli transalpini, tutti sembrano chiedere le dimissioni del membro tricolore del board BCE, Lorenzo Bini Smaghi. Il quale, tuttavia, almeno fino al momento in cui scriviamo, non sembra avere alcun interesse a lasciare il proprio incarico ai piani alti (anzi, altissimi) della principale istituzione monetaria del vecchio Continente. Ma cosa c’è dietro questo apparente arroccamento?
La vicenda è, in realtà, ben più complessa. Per ottenere l’appoggio – indispensabile – di Parigi all’elezione di Mario Draghi quale nuovo presidente della Banca Centrale Europea, il governo ha dovuto barattere un posto all’interno del board. Il posto in questione non poteva che essere quello occupato da Lorenzo Bini Smaghi, che dovrebbe pertanto lasciar spazio a un proprio collega di estrazione francese.
Peccato che, tuttavia, il governo non potesse in realtà agire in tal senso, essendo la Banca Centrale Europea un’istituzione monetaria indipendente, non soggetta ai diktat politici. Pertanto, la situazione di stallo si è venuta rapidamente a creare, con il Governo moralmente impegnato a mantenere i patti presi con la Francia e Bini Smaghi – un po’ per ottenere una contropartita egualmente soddisfacente, un po’ per ribadire l’indipendenza dell’istituzione monetaria rappresentata – che mantiene ancora il suo ruolo in BCE.
“Confido nel senso dello Stato e del dovere di responsabilità che certo non mancano al dottor Bini Smaghi” – ha affermato in proposito, poco fa, il premier Silvio Berlusconi – “perchè questa situazione spiacevole che si è creata e della quale il Governo non ha alcuna responsabilità, si sblocchi al più presto”.
È intervenuto sulla vicenda anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha convocato e incontrato al Quirinale il diretto interessato. Niente è trapelato sulla sostanza del colloquio, che sarà tuttavia – presumibilmente – improntato sull’importanza di eventuali dimissioni del membro BCE.