L’oro ha fissato un nuovo record venerdì scorso. La cifra di 1.278,90 l’oncia, sul vocabolario della finanza, si legge come la soglia della paura. Infatti l’incertezza regna sovrana. Nell’ultima settimana i listini hanno chiuso in leggero rialzo, tra gli alti e bassi, un segno di indecisione da parte degli investitori nonostante l’allentarsi dei timori – almeno nelle parole dei banchieri centrali – del temuto double-dip (una ricaduta della recessione). Altri fattori contribuiscono ad arricchire chi ha puntato sul metallo prezioso (magari gli stessi che hanno interesse nel perpetuare le incertezze dei mercati). In particolare i timori per le banche europee – e anche cinesi – dopo l’assestamento dei criteri di partimonializzazione più ferrei discussi dal comitato di Basilea. La verità sull’impatto di Basilea 3 si saprà solo al G20 di Seul quando si stabiliranno delle cifre ufficiali mentre al momento il Financial stability board assicura che le ripercussioni sull’economia reale saranno estremamente limitate, e i 400 istituti finanziari più potenti prevedono catastrofi. L’altra perplessità che fa piacere ai “cercatori del Klondike” riguarda la valuta. La scelta della Bank of Japan (BoJ) di comprare in maniera unilaterale (l’Herald Tribune riferiva che l’Europa non è stata interpellata) dollari in cambio di yen per raffreddare la moneta domestica non è piaciuta ai banchieri centrali e nemmeno ai politici come Junker. Il timore è che l’episodio adesso si ripeta, il governo di Tokyo non l’ha mai nascosto. (In realtà, in questo modo, starebbe facendo un favore non voluto alla Cina…ma ne parleremo in un altro post.) Infine c’è la prospettiva di nuove manovre di allentamento quantitativo. Negli Usa è dichiarato, in Europa sarà inevitabile. Le finanze di Stato non sono magicamente tornate a posto, la Bce ha deciso di prolungare i finanziamenti fino a metà 2011 e non è detto che la ripresa vista in Germania sia così forte come pareva qualche settimana fa.