La banca centrale del Myanmar (o Birmania) ha consentito a tre compagnie private di aprire degli uffici di cambio valutario nel paese: questi ultimi si andrebbero aggiungere a quelli che sono attualmente gestiti dagli istituti di credito privati (vedi anche Myanmar punta all’indipendenza monetaria). Ci sono state diciotto di queste banche appena menzionate che sono state aperte dal 2011 ad oggi in tal senso, con ben 212 uffici di cambio collegati. Le valute straniere a cui è possibile fare riferimento sono il dollaro americano, l’euro e il dollaro di Singapore.
Non bisogna dimenticare, poi, i Fec, vale a dire i Foreign Exchange Certificates, strumenti che hanno cominciato a funzionare nella nazione asiatica dallo scorso mese di luglio. Un servizio aggiuntivo del genere agevola e non poco gli esportatori, gli importatori, le società, gli alberghi e le compagnie attive nel turismo, come anche le linee aeree, visto che spesso si cambia la moneta proprio al momento dell’arrivo in territorio straniero. Agli esportatori stessi viene permesso di aprire dei conti in valuta estera con una apposita lettera di credito. Ma le aperture di cui si sta parlando sono piuttosto limitate e riguardano quasi esclusivamente dipartimenti di governo, imprese economiche controllate dallo Stato, joint venture e ambasciate.
Dallo scorso anno, comunque, sono state introdotte nuove regole che hanno portato una ventata di freschezza al sistema. Ad esempio, sono stati allentati e non poco i controlli delle divise straniere, permettendo cambi anche superiori ai diecimila dollari, qualcosa di impossibile fino a poco tempo fa. Vi sono poi quattro banche, nello specifico Cooperatives Bank, Kanbawza Bank, Asia Green Development Bank e Ayeywaddy Bank che hanno l’opportunità di gestire le rimesse dei lavoratori che sono emigrati dalla Birmania per lavorare a Singapore, in Thailandia e in Malesia. Infine, la celebre Western Union ha cominciato a lanciare dei servizi di money transfer, un’ulteriore testimonianza di questo cambiamento.
