Dopo Standard & Poor’s, è la scure di Moody’s ad abbattersi implacabile. Martedì l’euro si è stabilizzato contro il dollaro, a quota 1,32, dopo aver registrato un forte calo successivo al downgrade di sei paesi europei, Italia compresa, da parte dell’agenzia di rating. Moody’s potrebbe fare lo stesso, nel medio termine, con la Francia, la Gran Bretagna e l’Austria. L’agenzia di rating ha annunciato Lunedì la propria decisione di sanzionare sei paesi dell’Unione europea (UE) che ritiene siano colpiti “dai rischi finanziari e macroeconomici della crescente crisi della zona euro“.
La mossa, e la minaccia, di Moody’s hanno scalfito la rinnovata fiducia degli investitori: la moneta unica era infatti riuscita, il giorno prima, ad approfittare di quanto accaduto in Grecia e, in particolare, del voto espresso dal Parlamento greco per l’adozione di un nuovo programma di austerità, richiesto dai creditori del paese in cambio di un secondo piano di aiuti internazionali per Atene, vitale per evitare un default in marzo.
Moody’s ha declassato l’Italia di una tacca, portando il rating del paese ad “A3”, il Portogallo (ora a “Ba3”) e la Spagna (ad a “A3”), tre paesi la cui salute fiscale e di bilancio è posta sotto particolare esame dai mercati. Il Portogallo ha dovuto fare appello ad aiuti finanziari esterni, mentre gli operatori temono che l’Italia e la Spagna saranno i prossimi della lista a dover lanciare il proprio “SOS”. I rating della Slovacchia e della Slovenia sono stati abbassati di un notch (ed entrambi si trovano ora al livello “A2”) mentre Malta è stata declassata al livello “A3”.
Anche se gli annunci di Moody’s erano stati ampiamente anticipati dal mercato, tali azioni esercitano sempre una pressione improvvisa sull’euro, perché ancora una volta attirano l’attenzione (degli operatori) sulle difficoltà della zona euro, tanto più che le prospettive sui rating già abbassati restano negativi, ha avvertito Commerzbank.
Si dice che la pazienza sia la madre di tutte le virtù, ma è sempre più chiaro che l’Europa sta cominciando a esaurire la propria, soprattutto nei confronti della Grecia. I funzionari europei sembrano sempre più scettici sul fatto che Atene possa essere realmente in grado di far fronte agli impegni per ottenere un nuovo piano di aiuti, quindi il rischio di default del paese resta uno scenario verosimile. I ministri delle finanze dei paesi della zona euro si riuniscono oggi, Mercoledì 15 febbraio, al fine di dare la propria approvazione al secondo progetto di aiuti per la Grecia.
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