Quella dei minibot sta diventando, giustamente, una diatriba infinita. Dopo il no dell’Europa per bocca di Mario Draghi, ora arriva anche il parere contrario del ministro delle Finanze Giovanni Tria che sottolinea quanto non possano essere considerati adeguati per sanare l’economia italiana.
La loro natura non lascia spazio a dubbi: se intesi come titoli sono semplicemente altro debito con il quale si va ad aumentare quello già presente mentre considerarli come valuta li rende illegali perché diventerebbero praticamente altra moneta. Qualcosa che non può esistere perché l’Italia è parte dell’Unione Europea con tutto quello che ne consegue. C’è chi ha definito i minibot come i soldi del Monopoly e non si può dare torto ad una simile valutazione dato che non possono avere il valore che gli si vorrebbe attribuire.
Sulla scia di Giovanni Tria anche Confindustria tramite il presidente Vincenzo Boccia ha espresso le sue perplessità sottolineando che per sistemare la situazione sono ben’altre le soluzioni da intraprendere:
I minibot sono uno strumento della finanza, lo stiamo dicendo da tempo che non è opportuno incrementare il debito pubblico del Paese. [Per sistemare l’economia bisogna] ridurre il debito, ridurre il deficit e aumentare la crescita. Individuare strumenti per finanziare il debito è una opzione teorica interessante ma non incide sui fondamentali del debito pubblico italiano.
La Cgia di Mestre definisce lo strumento una “cambiale che potrebbe essere non addirittura coperta” e per quanto possa sembrare “tragica” come opinione non lo è affatto: pensare di pagare creditori con altri “debiti” appare davvero poco fattibile.