Il PPI giapponese (Producer Prize Index, l’indice dei prezzi), è andato meglio del previsto, con un rialzo dello 0,6%, maggiore delle previsioni che lo vedevano stabilirsi sullo 0,4%, con un andamento che fa segnare i migliori livelli dal maggio 2014. Sull’economia mondiale e il mercato valutario, pesano ancora i timori della Brexit, o meglio della possibile Brexit dura, e questo sta condizionando le unità dei prezzi nel loro comportamento.
In tutto questo, lo Yen fa trasparire una timida reazione, ignorando praticamente i risultati domestici, per uno sguardo più attento alle vicende internazionali. Trumpismo e Brexit stanno tenendo il mercato valutario in una sorta di stand-by generale, in attesa di capire come sarà il divorzio all’inglese e il protezionismo alla Trump. Lo yen si mantiene stabile sul dollaro, pur perdendo qualcosina in un assestamento ereditato dal passato, ma è chiaro che per il momento la Bank of Japan vuole tenere un atteggiamento da colomba, prima di stimolare i mercati con politiche monetarie deflazionistiche o inflazionistiche che possano supportare le esportazioni verso quei paesi che potrebbero scegliere la via interna delle barriere doganali per aiutare l’economia domestica. I prossimi mesi Trump svelerà la sua politica economica, per Brexit invece, l’attesa sembra molto più lunga.