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Le ultime decisioni monetarie del Sudan

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 La banca centrale del Sudan ha bandito la valuta non ufficiale dopo che essa ha subito il deprezzamento più consistente sul mercato nero nel corso della giornata di ieri: questo ribasso è ora destinato ad aggiungere nuova pressione sul governo di Khartoum per quel che concerne l’aumento dei salari statali. Secondo i trader locali, il declino in questione non è altro che il risultato della lotta degli importatori per ottenere una valuta estera più forte. Lo stesso istituto di credito centrale ha incolpato tutti coloro che hanno collegato la sterlina sudanese ai prezzi dell’oro. Come ha spiegato uno dei trader del mercato “nero”, è quasi impossibile ottenere in questo momento dollari americani a Khartoum, anche perché l’umore è davvero molto basso.

Sono passate più di tre settimane da quando si è cominciato a parlare della crisi valutaria del Sudan, eppure una soluzione al momento non sembra esserci. Il trading locale è di piccole dimensioni se si fa riferimento alla stessa sterlina, mentre il tasso del mercato nero rappresenta l’indicatore del sentimento economico della comunità. I cittadini devono comunque fronteggiare una grave crisi economica che è la conseguenza diretta di anni di conflitto etnico. La cosiddetta “primavera araba” non si è fatta sentire da queste parti, ma il governo ha il suo bel daffare con molti dissidi a causa dell’inflazione e della perdita di ben tre quarti della propria produzione petrolifera.

Il greggio non era soltanto una fonte importante per le entrate statali, ma anche per la moneta verde di cui c’era bisogno per finanziare le importazioni, viste le piccole dimensioni dell’import sudanese. A novembre, tra l’altro, il tasso di inflazione del paese africano è arrivato addirittura fino al 46,5%. Un dollaro riusciva ad acquistare la settimana scorsa poco più di sette sterline ed è la prima volta che si è arrivati a un valore del genere (il mercato parallelo è ormai diventato il benchmark).