Mossa insolita per la BoJ, ancora una volta. La banca centrale giapponese ha nuovamente stracciato il protocollo e il basso profilo che l’ha resa celebre. Questa volta pubblicando le proprie impressioni sulle imprese manifatturiere del paese e integrando il bollettino più recente. L’outlook è negativo a causa del terremoto dell’11 marzo, ma il Tankan, l’indice che misura la fiducia nel settore, è rimasto stabile a 6 punti. Tra le sale operative circola inoltre un ragionamento, un’opinione: ma se la BoJ vendesse i propri treasuries, titoli del tesoro americani, non sarebbe la scelta migliore per fare cassa? Forse. Il Giappone, infatti, detiene 885,9 miliardi di titoli statunitensi. Alcuni si chiedono se sia opportuno – come best practice – che la Fed intervenisse per acquistarli tramite una sorta di quantatitive easing internazionale. Qualcuno è d’accordo. Altri invece avvertono che sarebbe controproducente: è vero che il Giappone avrebbe liquidità fresca, ma è anche vero che una simile iniezione di liquidità farebbe salire lo yen contro il dollaro piegando ulteriormente le aziende esportatrici nipponiche.
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