Italia minaccia l’eurozona

L’agenzia di rating Fitch ha acceso i riflettori sull’Italia, considerata la maggiore minaccia per il futuro della zona euro, in quanto la mancanza di un piano globale per Eurolandia, necessario ad evitare che la crisi debito sovrano si diffonda, va di pari passo con il massiccio debito italiano e gli elevati oneri finanziari.

L’euro ha vissuto Mercoledì una giornata relativamente calma, aiutata dalle rassicurazioni dell’agenzia di rating Fitch sulla Francia, che probabilmente non verrà declassata quest’anno, e sulla Germania, che manterrà la sua tripla A. Ma l’Italia è il problema numero uno. Il paese rischia di essere declassato entro la fine di gennaio, ha dichiarato David Riley, capo della divisione rating sovrani all’agenzia Fitch, parlando in occasione di una conferenza a Londra. “L’Italia è il front line di questa crisi”, ha detto Riley, aggiungendo che gli elevati rendimenti dei titoli hanno “segnato una profonda intensificazione della crisi”.

L’Italia ha in programma di vendere € 440 miliardi ($ 561.670.000.000) in titoli di Stato e buoni del Tesoro nel 2012. Questo è un compito arduo considerati gli attuali oneri finanziari, ha aggiunto Riley. I bond a 10 anni hanno fatto registrare, nella giornata di Martedì, un tasso del 7,13%, uno spread sul bund tedesco di circa 5,25 punti percentuali, secondo i dati forniti da Tradeweb.I livelli correnti di mercato non sono solo un pericolo potenziale per l’Italia, ma per la zona euro nel suo complesso, ha continuato Riley. La mancanza di un accordo da parte dei leader europei su come implementare un “firewall credibile” per prevenire il contagio mette la regione a rischio. Il firewall finanziario attualmente in essere – costituito dal temporaneo Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF), dal Meccanismo europeo di stabilità (MES), a lungo termine, e dal sostegno da parte del Fondo monetario internazionale (FMI) – sono insufficienti, ha aggiunto, ed espongono l’Europa a un rischio: una crisi di liquidità e di solvibilità self-fulfilling.

Riley ha anche osservato che una uscita della Grecia dall’euro rimane una “possibile opzione”. Il paese può ancora trascinare la zona euro in una crisi finanziaria profonda, ha detto, aggiungendo che un contributo del settore privato pari al 60% sui titoli di Stato greci non porterebbe ad una significativa riduzione del debito del paese.