Home Economia L’Islanda prorogherà ancora i controlli valutari

L’Islanda prorogherà ancora i controlli valutari

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 L’Islanda potrebbe aver bisogno di mantenere sotto controllo la sua valuta ufficiale, la corona: questi provvedimenti sono stati introdotti ormai da quando è scoppiata la crisi finanziaria nel 2008, ma ora pare ce ne sia bisogno anche oltre il 2013, come annunciato in via ufficiale dal primo ministro Johanna Sigurdardottir. Esattamente un anno fa, tra l’altro, si era parlato di investimenti valutari e del punto sulle corone islandesi, con una situazione non molto diversa da quella attuale. I controlli in questione sono stati applicati a seguito del crack dei principali istituti di credito nazionali (nel giro di una settimana vi fu un collasso dopo l’altro).

Si era parlato allora di misure temporanee, in realtà, come poi è apparso evidente, sono state necessarie molte proroghe. La stessa Sigurdardottir ha anche sottolineato come sarà opportuno nei prossimi mesi rafforzare il sistema regolamentario della banca centrale. In base alla legislazione del 2011, i controlli devono essere perfezionati fino al 31 dicembre del prossimo anno, ma perfino il Fondo Monetario Internazionale ha osservato che si tratta di una data poco realistica. Ecco spiegato il motivo di una deadline nuova di zecca. D’altronde, bisognerebbe capire che la fissazione di date assolute non può essere effettuata in questo caso, in quanto l’obiettivo di una implementazione sicura ed efficace del piano di controllo non è ancora stato raggiunto.

Il premier islandese e i leader degli altri partiti incontreranno il prossimo mese di gennaio proprio il governatore della banca centrale, Mar Gudmundsson, al fine di revisionare le raccomandazioni del comitato finanziario. Gudmundsson è convinto ci vorranno ancora anni per eliminare i controlli alla valuta. Senza questi ultimi, infatti, vi potrebbero essere dei danni seri per quel che concerne le riserve di valuta estera, con un conseguente rallentamento della ripresa economica. In aggiunta, le corone che sono detenute offshore (circa quattrocento miliardi di stima) potrebbero essere vendute molto rapidamente.