I politici, i banchieri centrali e gli imprenditori norvegesi hanno deciso di unire le loro forze per indebolire la moneta più sopravvalutata del mondo, la corona: quest’ultima, infatti, è aumentata fino a record imprevedibili nel corso di questo mese, visto che gli investitori finanziari continuano a rivolgersi a un paese sicuro e affidabile come la Norvegia (la tripla A affibbiata dalle agenzie di rating è un’ottima garanzia). In aggiunta, non bisogna dimenticare il fondo sovrano da settecento miliardi di dollari che è stato istituito sfruttando le importanti risorse petrolifere della nazione scandinava.
Il problema non è stato ancora risolto, eppure a fine agosto, quindi in tempi non sospetti, si era capito come la Norvegia non avrebbe tollerato altri guadagni della corona, un impegno reso vano da altri fattori. Un leggero cambiamento era stato registrato meno di due settimane dopo, con la bassa inflazione che fece calare la corona norvegese, ma l’effetto è durato molto poco. La valutazione in eccesso di questa divisa è stata quantificata in ben quaranta punti percentuali, ben al di sopra di quella del franco svizzero e del dollaro australiano. Questa forza rappresenta una vera e propria minaccia per esportatori importanti del posto, come ad esempio Norsk Hydro Asa.
Che cosa sta facendo a tal proposito il governo di Oslo? Gli aggiustamenti alla politica fiscale per evitare ulteriori apprezzamenti della corona e ridurre la pressione sulla banca centrale non hanno funzionato del tutto, tanto è vero che il prossimo mese di marzo lo stesso istituto di credito potrebbe decidere di aumentare i tassi di interesse. Norges Bank ha finora mantenuto per cinque meeting consecutivi lo stesso tasso dei depositi overnight, vale a dire al livello di 1,5 punti percentuali, ma ormai questo valore non sembra più essere in grado di sostenere i prezzi del mercato immobiliare. Intanto, l’indice che misura le importazioni ha raggiunto gli 84,7 punti a gennaio, il picco più alto dal 1999.