Importante novità in merito alla situazione Ilva e ai lavoratori che operano presso lo stabilimento di Taranto. L’azienda aveva commissionato una ricerca, portata a termine da un’equipe medica capeggiata dai professori Soleo e Lovreglio, che ha permesso di scoprire dei risultati particolarmente utili in tema di biomonitoraggio.
In sostanza, i dati che sono stati ottenuti da questo studio potranno tornare estremamente utili non solo ai lavoratori, ma anche alla comunità scientifica, dal momento che riguardano direttamente i rischi collegati agli effetti delle componenti metalliche sulla salute e benessere delle persone che hanno lavorato alla produzione di acciaio.
Gli esiti di questo biomonitoraggio hanno portato alla conclusione che tutti i valori analizzati si trovano al di sotto della soglia di riferimento. Lo studio aveva l’obiettivo di controllare l’impatto dei metalli pesanti sulla salute dei lavoratori Ilva di Taranto.
Dai risultati è emerso che solamente 24 persone sulle 856 che hanno preso parte ai test di sangue e urine di biomonitoraggio presentavano valori di arsenico nelle urine leggermente al di sopra rispetto ai limiti da rispettare. Le 24 persone in cui è stata riscontrata questa alterazione, hanno lavorato in prevalenza in un’area aziendale ritenuta non esposta ai metalli pesanti, ovvero quella Imbarco prodotti finiti. L’equipe medica ha svolto ulteriori approfondimenti che hanno fatto emergere come questi valori leggermente sballati sono da ricondurre solamente alle errate abitudini alimentari dei singoli lavoratori.
Una ricerca che riveste una grande importanza anche per tutti gli stakeholder, visto che garantisce delle basi scientifiche fondamentali relative alla sicurezza e alla salute di tutti i lavoratori. Lo studio ha confrontato i valori dei singoli dipendenti dello stabilimento di Taranto con i limiti di riferimento fissati da enti accreditati, come lo SCOEL, l’ACGIH e la SIVR. Sempre in virtù della logica della più alta severità e attenzione, sono stati presi come riferimento anche gli indici che sono stati fissati dal Laboratorio di Tossicologia Occupazionale dell’Università di Brescia.