Una “Grexit” già il mese prossimo? Molti la ritengono una probabilità. Vi è la netta sensazione che il tempo stia per scadere mentre la pressione sul paese sembra essersi intensificata. Alcuni responsabili politici europei stanno seriamente considerando un futuro, nella zona euro, senza la Grecia.La possibilità di una uscita della Grecia dal blocco ha raggiunto l’apice al momento delle elezioni greche, quando il partito di estrema sinistra Syriza, convinto della necessità di annullare il piano di salvataggio, ha rischiato di salire al potere (un risultato che per il paese avrebbe segnato la fine di un’era: quella dell’euro).
Mentre la crisi continua a preoccupare (Grecia affonda nella recessione, scrivemmo pochi giorni fa), in assenza di un’azione risoluta da parte dei responsabili politici, i mercati appaiono sempre più stanchi e sfiduciati e alcuni paesi del nord Europa (come Germania e Finlandia) si dimostrano sempre più intolleranti e spazientiti, le voci che suggeriscono (una sorta di unanime invocazione) almeno una qualche forma di riforma della zona euro, si intensificano. Anche se piccola, rispetto ai colossi francesi e tedeschi, la Finlandia rimane un membro importante e prospero del blocco.
Le possibilità di una uscita della Grecia entro i prossimi 12 a 18 mesi sarebbero, secondo alcuni osservatori, al 70 per cento. Anche altre nazioni potrebbe subire lo stesso destino: ovviamente la Spagna è ritenuta tra i paesi più a rischio, ma ciò che più sorprende, è il fatto che la stessa Germania non venga considerata immune.
Secondo quanto riferito dal Financial Times, la Grecia sta cercando di ottenre una proroga di due anni al suo programma di austerità, che il Primo Ministro greco Antonis Samaras dovrebbe illustrare al cancelliere tedesco Angela Merkel e al presidente francese Francois Hollande ai prossimi colloqui a Berlino.
In altre parole, Atene si propone di ridurre il deficit – portandolo a zero – nel 2016 e non più nel 2014. Non sorprende che la Germania abbia già contestato questa richiesta. Tuttavia, è economicamente giustificata (e giustificabile). L’economia greca è nel caos. La contrazione del PIL potrebbe raggiungere il 7% nel 2012 e questo è il quinto anno consecutivo di recessione. Anche il livello del deficit pubblico greco si attesta al 7%, 2,4 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto. In uno scenario simile, sembra irrealistico pensare ad un ritorno al pareggio di bilancio nel 2014.
L’Europa può permettersi di lasciare che la Grecia esca dalla zona euro? Non è così semplice. L’uscita di un paese dalla regione non si è mai verificata e non è facile prevedere quali sarebbero le conseguenze. Tra i rischi tuttavia prevedibili, vi è quello di un inarrestabile contagio sui mercati, che si tradurrebbe in un forte aumento dei tassi a lungo termine nei paesi più vulnerabili. Prima in Spagna, poi in Italia e forse anche in Francia. Certo la BCE potrebbe sostenere il fondo europeo di salvataggio (EFSF) per comprare il debito dei paesi più deboli, al fine di stabilizzare i mercati. Ma questo richiederebbe tempo e, nel frattempo, la zona euro rimarrebbe estremamente fragile.
In caso di uscita della Grecia, inoltre, gli stati si troverebbero a dover pagare un conto decisamente salato. La Grecia avrebbe infatti meno probabilità di rimborsare i propri debiti e gli impegni assunti dai paesi dell’area dell’euro nei confronti del paese, che rappresenta solo il 2% del PIL, sono tutt’altro che trascurabili.